La Plagiocefalia: i bambini con la testa “storta”
Introduzione
Una deformitá della testa viene clinicamente definita come plagiocefalia. Forze compressive asimmetriche agiscono sul cranio e possono deformarlo sia durante la gravidanza per posizione fetale (plagiocefalia primaria), sia nel periodo post-natale. Una plagiocefalia posizionale dipende quindi esclusivamente dalle forze che agiscono sulla testa e non presentano anomalie a livello della struttura, come le fusioni delle suture o sindromi complesse che sono di origine genetica.
Le deformità del cranio fanno parte della storia dell’evoluzione della nostra specie. In passato venivano addirittura provocate artificialmente per motivi sociali, estetici, religiosi. I primi reperti fossili che dimostrano deformità di questo tipo risalgono a circa 45.000 anni fa1.
Nel 1992, l’accademica di pediatria americana (AAP) ha lanciato la campagna “back to sleep”, consigliando di posizionare il neonato supino onde evitare la morte improvvisa in culla (SIDS). Da allora, con l’aumento delle forze compressive sull’occipite (la parte posteriore della testa) a causa della posizione supina, si è registrato un incremento importante nelle plagiocefalie posizionali posteriori2, che sono una delle principali problematiche pediatriche viste negli ambulatori osteopatici. Uno studio recente ha evidenziato che sarebbe opportuno cambiare le linee guida riguardo (attraverso corrette istruzioni e consigli ai genitori) il posizionamento in culla, proprio al fine di evitare che il prolungato posizionamento del capo porti ad una deformità, anzitutto a livello preventivo oltre ad avere una strategia terapeutica pronta all’uso qualora la testa dovesse iniziare a deformarsi3.
Le plagiocefalie posizionali sono da differenziare tempestivamente dalle craniostenosi (deformazioni causate da una fusione prematura di una o più suture) o da deformità causate da sindromi congenite, in maniera da poter scegliere la cura adeguata, sia essa conservativa o chirurgica. Diversi sono i metodi diagnostici utilizzati per la diagnosi differenziale, dalle TAC alle risonanze magnetiche e negli ultimi anni senza dover fare un’indagine invasiva, anche l’ecografia risulta essere un valido metodo diagnostico4, anche se richiede confidenza ed esperienza clinico-diagnostica.
L’osteopata si occupa principalmente della terapia manuale conservativa e può essere di supporto ad altre terapie fisiche ed al decorso post-operatorio qualora si debba intervenire chirurgicamente. Le terapie conservative si sono dimostrate efficaci nella maggior parte di plagiocefalie posizionali non sinostotiche5.
Considerazioni anatomiche e fisiologiche
La maggior parte delle deformità craniche con le quali l’osteopata si confronta nella pratica quotidiana non hanno particolari effetti sullo sviluppo cognitivo o neuromotorio del bambino, nonostante esistano alcune evidenze che ci possa essere un’associazione con uno sviluppo neuro-motorio inadeguato6 come ad esempio il controllo posturale7. Il problema è da considerarsi primariamente estetico, che nella nostra società potrebbe rappresentare un problema psicosociale, soprattutto in età scolastica, anche se al momento non esistono evidenze che una deformità non trattata possa realmente creare problemi a livello psicosociale8. Molte deformità portano a disfunzioni ortodontiche ed occlusali con ripercussioni sulla masticazione, il linguaggio e la respirazione, ed in questo caso il trattamento potrebbe fungere da prevenzione evitando interventi dentistici spesso molto costosi e lunghi, ma attualmente la ricerca non è ancora in grado di produrre reali dati e considerazioni sulle plagiocefalie posizionali9 e sul loro effetto a lungo termine.
Le varie deformità sono da differenziare il prima possibile in maniera da poter scegliere la terapia giusta. Di seguito le più frequenti deformità.
- Macrocefalie (ad esempio un Idrocefalo porta ad un’apertura delle suture)
- Microcefalie (in associazione ad un difetto di crescita cerebrale)
- Plagiocefalie non sinostotiche (la più comune è la plagiocefalia posteriore posizionale unilaterale o bilaterale, PPP).
FIGURA 1
Da un punto di vista clinico è molto importante differenziare le plagiocefalie sinostotiche da quelle posizionali. Nelle plagiocefalie posizionale la linea occipitale non viene deviata e non deforma le relazioni con la parte cervicale. Un’attenta osservazione dall’alto evidenzia anche la tipica forma a parallelogramma. (Figura 1)
Plagiocefalie sinostotiche (fusione prematura di una o più suture) (Figura 2)
- Plagiocefalia anteriore: Sutura coronale unilaterale
- Plagiocefalia posteriore: Sutura lambdoidea unilatera
- Brachicefalia: sutura coronale bilaterale
- Pansinostosi: più di 3 suture coinvolte
- Trigonocefalia: sutura meitopica
- Scafocefalia: sutura sagittale. Questa è l’unica che non richiede un intervento chirurgico in quanto non ha effetti sul sistema nervoso.
FIGURA 2
Rappresentazione schematica delle suture fuse nelle craniostenosi
Cristian Ciranna-Raab
OSTEOPATA
MSc.,BSc.,D.O.,DPO, Dipl-GDK/CDS(CH)
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